sabato 29 novembre 2014

Il successo italiano del "Sale della terra": la morte ridotta a fatto ordinario, una vita che si fa straordinaria opera d'arte


Vai a capire da quale finestra del passato esce fuori l’immagine di un uomo che con forza disperante lava i panni dentro un paesaggio biblico. Oggettivamente, era una fotografia, ma aveva in sé la potenza di un quadro di Caravaggio. Come fosse senza cornice. Invadeva lo spazio, tanto che potevi sentire la gigantesca fatica dell’uomo, il suo volto scuro che sembrava fatto di pietra, e che l’acqua non riusciva a levigare. Un urlo. Quella figura quasi mitologica che lavava un’infinità di panni bianchi,  colta in chissà quale momento del tempo e chissà dove, è riapparsa alla memoria all’improvviso, mentre guardavamo al cinema il documentario di Wim Wenders dedicato a Sebastiao Salgado. “Il sale della terra”. A ricostruire, quello scatto faceva parte sicuramente del reportage “La mano dell’uomo”. In genere di queste faccende “umanitarie” non importa niente a nessuno, se non in senso retorico, esibizionista. E invece questa volta è importato a tantissima gente quello che aveva da dire Salgado. 170.000 spettatori e oltre un milione di euro d’incasso per un documentario è un fatto eclatante. Eppure non c’è niente di confezionato ad arte, di edulcorato. Scegliamo una immagine per tutte: un padre che deposita il corpo del figlio su un mucchio di altri scheletri e riprende a camminare con il suo amico, in Rwanda.  La morte come fatto ordinario.Wenders si è messo al servizio delle immagini drammatiche di Salgado, che è presente anche come volto e voce fuori campo, assieme al figlio Juliano Ribeiro Salgado. “Il sale della terra” è la storia di un uomo che rinuncia ad una carriera di economista per attraversare carestie, pestilenze, guerre, migrazioni di massa, viaggi che sono durati anni e che hanno trovato il loro nutrimento nella visione tenace di una donna, la moglie Lèlia che diventerà la curatrice delle sue opere. Dopo aver fatto esperienza della malvagità in tutte le sue forme, Salgado si è messo a fotografare la natura, fino a voler ricreare egli stesso una natura buona, piantando letteralmente alberi in Brasile, rimboscando quel lembo di terra in cui è nato. Non un happy end, ma il racconto di cosa è veramente capace un uomo. Perché, se una astratta politica di guerra riduce la morte a un fatto ordinario, la lotta di un solo uomo può fare della vita stessa un’opera straordinaria.
(Pubblicato sul "Garantista")

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