domenica 2 maggio 2010

I libri per chi “non bacia le mani”


Sinfonico, generoso, duro quando deve essere duro e innamorato mentre scolpisce le vite di quelle creature a cui nessuno fa mai domande, la massa di invisibili che lavorano, rischiano e sognano al posto nostro. Malitalia va a perlustrare il suolo del Sud senza preconcetti, analizzando zolla dopo zolla. Sì, c’è del marcio in Italia. Ma c’è anche del bello, anzi del sublime. A leggere le storie raccolte da Laura Aprati ed Enrico Fierro, si prova un sentimento contrastante, di rabbia e di fiducia. Rabbia per il radicarsi di un sistema mafioso che vede declinare il pensiero e le azioni delle ultime generazioni su un versante sempre più sofisticato, legato ai traffici immateriali di danaro e all’affermarsi di un modello di vita materialista. Fiducia nei confronti delle donne e degli uomini che in questa Italia bucata si alzano ogni mattina per denunciare, riflettere, operare, parlare con i bambini, sanare le zone infette e fabbricare con l’inchiostro e le mani un’utopia diversa. Storie di mafiosi da una parte. Storie di eroi e cacciatori dall’altra. Malitalia (Rubbettino, 15 euro) è un piccolo libro, facile da leggere. Porta in grembo un documentario misurato, di alto valore pedagogico.
Con parole e immagini, i due giornalisti disegnano una mappa precisa dell’Italia, partendo da Trapani, passando per la Calabria, e fermandosi in Campania, in un viaggio antropologico che si incolla ai racconti di individui veri e al profilo diseguale del paesaggio. Come lettore non si ha mai la sensazione che questo libro sia l’ennesima commissione su temi caldi da bruciare in un processo di veloce consumo culturale. Al contrario, sembra quasi di sentire il respiro del pensieri, il tarlo del dubbio, la profondità di certi dialoghi che spingono la dialettica fino in fondo, là dove bene e male si guardano in faccia con severità.
La scelta di un autore plurale (Enrico Fierro ed Laura Aprati hanno chiesto la collaborazione di colleghi anche giovani che conoscono bene il territorio, da Angela Corica a Titti Beneduce, da Salvo Palazzolo ad Alessandra Barone, ma anche di personalità come Don Luigi Ciotti) è non solo affascinante ma vincente, e dà uno schiaffo al modo baronale con cui molti giornalisti conducono in Italia l’informazione. Malitalia, storie di mafiosi, eroi e cacciatori è una lezione di metodo, oltre che una fonte preziosa di notizie mai lasciate a bruciare in una terra assolata ma sempre affabulate, accompagnate, curate.
Da Trapani, arrivano i disegni (di paesaggi) e i ritratti (di esseri umani) fatti con passione e delicatezza da Laura Aprati, accanto ai ragionamenti filosofici di Giuseppe Linares, capo della squadra mobile di Trapani, e all’identikit (firmato da Rino Giacalone) dell’ultimo boss latitante, l’ex “Ministro degli Esteri di Cosa Nostra” Matteo Messina Denaro, l’uomo destinato a prendere il posto di Provenzano al vetrice della nuova piramide mafiosa. Attraversando il paesaggio brullo di Calabria, si incontra un moderno Medioevo, con i boss rintanati in bunker ricavati da un ovile, spesso stanati dai “cacciatori”, uomini che fanno una vita durissima. Una Calabria dove le donne sono vittime di un regime tribale, e una giovane giornalista di poco più di vent’anni vive sotto minaccia perché ama la verità e la scrive. Un paese povero poverissimo che nutre con latte guasto e pensieri storti una delle organizzazioni criminali più organizzate e ramificate nel mondo, la ‘ndrangheta,.
Parendo dalla Sicilia e attraversando quello che gli insulani chiamano ancora “il continente”, si arriva infine in Campania, e lì ci fermiamo, a raccogliere segni di una natura diversa, comportamenti più inclini alla messa in spettacolo del dolore e della violenza. Un mondo in cui le donne uccidono le donne nel nome del padre.
In questa mappa della Malitalia, finiscono anche le parole di colleghe straniere, che raccontano la traiettorie del crimine nei Balcani, in Germania, in Olanda.
Teoricamente, potrebbe risultare una babele. Invece il tono è lineare e frastagliato, sincero, attento ai racconti di tutti, non solo di quelli che contano. Facciamo un esempio.
Un giorno una donna incontra una sua coetanea sulle rive dell’Hudson. Cominciano a parlare. Semplicemente, umanamente. Caterina racconta a Laura che ha dovuto lasciare la sua terra, la Calabria, assieme al marito, perché come proprietari di un’azienda olivicola avevano dovuto subire pesanti ritorsioni. Loro che a Gioia Tauro erano rispettati e trattati come capi, adesso sono costretti a fare le pulizie e tagliare il prato a casa di padroni americani. E’ il prezzo della libertà.
La donna che ascolta è “anche” una giornalista. Ricorderà questa scena al momento opportuno. Per il momento non è lì ad estorcere confessioni per conto di altri padroni/editori.
Questo racconto, che potrebbe segnare l’inizio di un romanzo, è la chiave di un libro-inchiesta diverso dagli altri perché gli autori sono fatti così: si mettono a perdere tempo davanti alle sponde di un fiume ascoltando storie, testimoniando con attenzione il tempo presente.
Malitalia è uno dei cinque libri che l’editore Rubbettino ha scelto per promuovere l’iniziativa “Non bacio le mani”: il sapere e la conoscenza contro la cultura mafiosa di tutti i tipi. Gli altri testi sono ’Ndrangheta e Storia criminale di Enzo Ciconte, Il Gotha di Cosa nostra, la mafia dopo Provenzano nello scacchiere internazionale del crimine di Piergiorgio Morosini e Peppino Impastato, una vita contro la mafia di Salvo Vitale. “Tutti i regimi dispotici hanno provato a mettere le mani sulle tv e sui mezzi di informazione. Ma con i libri non è facile” riflette l’editore Florindo Rubbettino.
“La crescita di libri ed iniziative editoriali che analizzano il fenomeno mafioso fornendo strumenti per combatterlo, è un fatto importante per questo Paese…Io non temo un ritorno d’immagine negativa rispetto al parlare di mafia o allo scrivere di mafia. Se c’è una rappresentazione negativa è perché stiamo parlando di una descrizione della realtà così com’è…non ci muoviamo nel campo dell’onirico” dichiara Fabio Granata, vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia nel corso della presentazione alla stampa dell’iniziativa. Una risposta non equivoca alle dichiarazioni del nostro Presidente del Consiglio che recentemente ha accusato libri come Gomorra di promuovere la mafia nel mondo.
«Berlusconi si può permettere di editare Gomorra, guadagnarci molto sopra e poi prendersela con gli scrittori e gli sceneggiatori – commenta Enrico Fierro - ma questo è un periodo in cui il silenzio fa comodo alla mafia, soprattutto per due grandi opere, l’Expo di Milano, già avviata e il Ponte sullo Stretto, ancora virtuale”.
(www.malitalia.it; www.nonbaciolemani.it).

(Pubblicato su lettera 22)

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