mercoledì 3 giugno 2009
Alieni e insetti: la vita mercuriale
Nei giorni scorsi, tra il Teatro Valle e Palazzo Altemps, si sono mossi – con grazia, con passione, con sguardi timidi – segnali di “alterità”, frequenze luminose che si nutrono a livello di vita intermedia, tra il sottosuolo e la terra emersa. Un brulichio fertile di creature organiche ed esseri inorganici, simili a quelli che all’inizio di Velluto Blu David Lynch radiografava con la sua camera-sonda. Sono i “Teatri del Tempo presente”, dieci progetti per la nuova creatività (nati da un bando dell’Eti, in grado di coinvolgere tutta l’Italia, dal Piemonte alla Calabria, nelle sue diverse anime produttive e artistiche) che un libro curato da Andrea Nanni (Editoria e Spettacolo, secondo volume della collana editoriale dell’Eti) ha accompagnato in tempo reale, assecondandone la natura variopinta e tentacolare.
Ed ecco che l’”Altro” si presenta sotto forma dell’ “Alieno”, nel progetto della Socìetas Raffaello Sanzio che tiene a battesimo cinque artisti, individui più che gruppi disposti tutti a superare la propria misura nella direzione del segno “meno”. E’ un “venir meno” al settarismo della competenza teatrale (la scultrice Anna Biagietti e la storica del teatro Adele Cacciagrano si producono in loro assorte visioni), ma anche un “vedere meno” come nel caso di Filippo Tappi, che interroga il potere dell’occhio in condizioni di bassa luminosità. Senza patria, questi giovani rifiutano di arroccarsi dentro una comunità di uguali e invocano la potenza epifanica dell’“estraneo”. Di se stessi dicono: “Siamo quelli che passano”. Ma anche quelli che attendono, con pazienza, che un raggio “reale” del sole crei un tempo “altro” rispetto a quel tempo che si piega a merce (Antonio Rinaldi).
Nella ricerca di Silvia Costa sostenuta da “es.terni”, le tre donne che si muovono sul palcoscenico danno forma a Figure appena accennate, che stanno tra la pietra e l’etere. Sono le ninfe, le immagini embrionali che abitano i nostri corpi fragili.
Mentre nella fantasia di Teodora Castellucci (Kin Keen King), “l’Altro” si presenta sotto forma animale - scarabeo, scarafaggio, maschera tribale - in una danza terrifica di ali sottili e nere. Sorvegliate dalle statue di un antico palazzo, queste creature si ergono nella penombra di un’esistenza mercuriale, sotto una pioggia che rapisce. Riconosciamo quel mondo infero che ogni notte andiamo a visitare, senza paura di guardare negli occhi quello che di giorno non avremmo mai la forza di fissare e che pure esiste: negli antri fangosi e luminescenti, dove la sostanza lucida e vischiosa di un insetto ci rivela, in sogno, i transiti dell’inconscio.
Allenati così a guardare la natura delle “cose” intorno e dentro noi, abbiamo spinto lo sguardo anche più oltre, in fondo al tempo di oggi, quando i Santasangre hanno composto in ologrammi, tra un groviglio di filamenti che evocano iridiscenti forme di vegetazione acquatica, una donna-insetto. Seigradi per dire non il futuro di fantascienza ,ma il presente della scienza: l’aumento della temperatura sulla Terra, i cicli della biosfera, la fine della vita. Un’apocalisse “laica”: per non distogliere l’occhio dall’orrore.
(Pubblicato su "L'Altro" il 27 maggio 2009)
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