Un giorno un caro amico scrittore, un outsider che purtroppo se ne è andato troppo
presto, mi telefonò per raccontarmi una conversazione che ebbe con un giornalista
di un quotidiano italiano (uno che sta, come molti di noi, mezzo dentro e mezzo
fuori). Il giornalista parlava di uno dei più autorevoli critici che scriveva
per la stessa testata – e di cui neanche troppo velatamente ambiva a prendere
il posto in termini di riconoscimento sociale e simbolico – in questi termini: «E’
già morto e non lo sa. E’ vecchio. Puzza di cadavere. E’ solo questione di
tempo».
Il mio amico, che anche lui in fondo aveva qualche problema con il potere, mi
riportò la conversazione tra lo spaventato e il divertito. Di lì a poco sarebbero morti sia il mio amico
sia l’importante critico. In vita è rimasto solo l’aspirante insider.
L’aspirante insider è più giovane degli altri attori di
questo piccolo dramma. Non così tanto più giovane, ma un po’ più giovane. Il
critico è uscito di scena da vecchio, non da vecchissimo, avendo lasciato una
eredità intellettuale immensa ma difficile da gestire. La grandiosità del suo
patrimonio intellettuale è da attribuire di sicuro al suo spirito giovane e
combattivo (non ha mai smesso di creare e scoprire anche in punto di morte),
mentre la mancanza di eredi non si può che tributare alla sua precoce senilità,
alla sua cupa tendenza ad accentrare e tenere tutto sotto chiave fin da quando
era ragazzo. Questo il vecchio critico. Poi c’è il giornalista più giovane che
pronuncia questa frase, quando l’altro è ancora in vita: «Puzza
di cadavere». Che è un modo per nominare insieme l’età avanzata del
critico e la sua (auspicata) perdita di potere. E non c’è niente di più
patetico – agli occhi di una società fatta di insider e aspiranti insider innamorati
delle varianti immaginarie della rottamazione con tanto di fiamme e di diavoli –
che la vista di un uomo importante che finalmente esce di scena, con il corpo
flaccido e lo scettro rotto. Un vecchio che puzza è uno che fondamentalmente si
toglie dalle palle. Questo è il pensiero neanche troppo inconscio del
giornalista più giovane che non vede l’ora di soppiantare il vecchio, in ruolo,
possibilità e credibilità. Lui pensa che sia giusto così: i giovani devono
prendere il posto dei vecchi. Amen.
Ma quanto è giovane questo aspirante insider? Dobbiamo
considerarlo tale solo perché ha qualche anno di meno del vecchio critico?
Vogliamo dire questo? No che non vogliamo dire questo. Anzi vogliamo dire
proprio il contrario, e cioè che l’aspirante insider è il più vecchio di tutti,
nel senso che è - tra gli attori di questa operina - il più senile, il più
osceno. Ma lui non se ne va a casa la sera dicendo alla moglie: quanto sono
senile, quanto sono osceno! Perché ha dalla sua parte una società di giovani
giusti che sono incazzati con quei vecchi che non se ne vogliono andare, e
chiunque direbbe che hanno ragione. Ammantando di nobiltà una faccenda che alla
fine riguarda soprattutto cuore e fegato…e bile.
Allora lui, il giovane che poi non è tanto giovane, telefona
alla gente dicendo di quel tale che sta morendo: «Puzza di cadavere e non lo sa». Tranne qualche caso isolato (il mio amico, per
esempio, che era un po’ spaventato), l’auditorio applaude. Il pubblico si
scompiscia dalle risate. Più forti sono gli applausi e più fragorose sono
queste risate, e più la puzza della senilità invidiosa si sentirà meno. Tanto
sono "gli altri" i vecchi i morenti e i potenti. Noi che cosa c’entriamo con
questo schifo?
(Pubblicato su "Gli Altri")
(Pubblicato su "Gli Altri")
1 commento:
perfetto quadro il tuo, essendo più pessimista io mi sento di dire che la puzza di cadavere e di marcio è qualcosa di condiviso fra le varie generazioni, nonni, padri, figli, bisnonni che esce dalle loro vite.
probabilmente bisognerebbe ripartire da qui, dal marciume che ci portiamo dento a prescindere da tutto. partendo da qui, forse si potrebbe andare avanti con più umiltà, facendosi da parte quando ce lo sentiamo, perchè ce lo sentiamo eccome se uno sente.
non tanto per sempre.
magari solo per un po', per qualche anno.
questo vale anche per i giovani, che si facessero da parte per qualche anno.
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