venerdì 20 agosto 2010
Berlusconi 2020: l'Ubu Re dei nostri bassifondi onirici
In un certo senso, Berlusconi non esiste. O meglio, esiste un corpo sociale, un dispositivo psicologico che lo ha partorito. Esiste una domanda collettiva di incoscienza e incolumità. Esiste la garanzia che nessuno ci punisca se si tocca il culo alle donne o o si fa cucù a un capo di Stato (Angela Merkel). Esiste, in poche parole, l’Italia. E l’Italia non muore. Quindi non muore neanche Berlusconi. Può estinguersi il Pdl, può cadere il governo, possono nascere altre alleanze, ma il potere simbolico di B. è destinato a resistere al tempo. Ne può uscire ammaccato, con qualche graffiatura, con un sorriso meno smagliante, leggermente più cereo, un po’ invecchiato, ma il fantoccio del signor B. ormai è ben piantato nel nostro immaginario, perché non l’abbiamo subito ma creato, gonfiandolo a dismisura, ebbri di felicità.
Nessuno ci ha impedito di fabbricarci il nostro Ubu Re, il padrone-servo dei nostri bassifondi onirici. Non ce lo ha impedito la Sinistra, che si è limitata ad alzare la bacchetta dei maestri saccenti tutte le volte che gli scolari svogliati diventati presidi (è chiaro che tutto il berlusconismo ha significato la rivincita degli ultimi della classe) si prendevano eccessive libertà. Non ce l’ha impedito l’Europa e neanche l’America né il mondo tutto, che ha sfilato col G8 all’Aquila, partecipando al più nefasto banchetto della storia italiana, pascendosi dei resti dei cittadini abruzzesi massacrati da troppi terremoti. Non ce l’ha impedito il nostro oscuro senso del pudore che è sintomo di una doppia morale ben radicata nei nostri animi.
In un certo senso, mentre lo impalano e lo additano come esempio di vergogna sociale, tutti ci invidiano un po’ Berlusconi. Perché nessuno si è spinto “fino a questo punto” senza farsi mai male. Tutto ciò è stato possibile perché, semplicemente, Berlusconi, non porta con sé un corpo reale, capace di soffrire e di provare dolore o vergogna, ma un corpo-monstre. In questo senso, è una incarnazione perfetta delle più sofisticate (e ancora tutte da studiare) forme del potere, dove il simulacro ha completamente preso il posto del reale. Con tutta la buona volontà, è difficile pensare che Silvio Berlusconi sia un equivalente di Nicolas Sarkozy o di Angela Merkel, perché Sarkozy e Merkel appartengono ancora ad un universo tangibile di segni. In questo senso, l’Italia è all’avanguardia. In fondo, lo è sempre stata. Se pensiamo alla marionetta di Totò o ai tanti personaggi “simpatici”, refrattari alle regole, della commedia all’italiana,, capiamo che esiste un’anomalia italiana. Nel suo bellissimo libro su Sordi, Goffredo Fofi parlava proprio della maschera di Sordi come incarnazione di uno spirito nazionale capace di lavorare su un diffuso senso di incolumità e su un puro istinto sopravvivenza, aggirando le tentazioni del tragico.
Ora, rispetto ai modelli classici della commedia all’italiana (fenomeno cinematografico che è esistito solo in Italia), il signor B. è una evoluzione, un capolavoro di estetica avanguardista. Una sintesi che poteva prendere piede solo nel laboratorio-Italia: un Ubu Re passato dalla fabbrica di Dino Risi.
Nella parabola tragico-comica inventata da Alfred Jarry, Ubu Re è una creatura demente che diventa “non si sa come re” di Polonia e di Aragona, arrivando a buttare nella botola i magistrati, cancellando tutti i diritti, “decervellando” i sudditi e auto-proclamandosi “padrone unico delle finanze”. Nonostante l’imbecillità catastrofica, nessuno riuscirà a fermarlo. Perché la sua forza non è nell’ “io” ma nel corpo collettivo. Quando, nell’”Ubu incatenato”, il re stolto tenterà di capovolgere la situazione facendosi schiavo degli uomini liberi, accadrà una cosa inaudita: incapaci di godersi la propria libertà senza una proiezione simbolica, un fantoccio da venerare, gli uomini liberi decideranno di chiudersi in prigione assieme a Padre Ubu, per incoronarlo nuovamente Re.
La favola “patafisica” di Jarry ci dice una verità semplice: dietro il pupazzo di un tiranno, può non esserci un uomo in carne ed ossa, ma un istinto collettivo di schiavitù camuffato da anelito di libertà. Insomma, sono gli altri a tenere in vita il fantoccio.
Questo è Ubu Re. Questo è Jarry. Ma il signor B. non è, ovviamente, portatore di una demenza marionettistica. Al contrario, ha dimostrato astuzia politica e doti strategiche. Tutto questo però sembra essere avvenuto a sua insaputa, per doti miracolose. Il potere che Berlusconi si è costruito nel tempo è, evidentemente, il frutto di uno spropositato, fluviale, inarrestabile, conferimento di potere. Come Ubu incatenato, Berlusconi è vittima dei suoi stessi sudditi, di quei vassalli che non riescono a liberarsi di lui e lo issano sul trono per mostrare come vorrebbero essere e non riescono ad essere.
Qui entra in campo il discorso della sessualità. I ripetuti scandali di palazzo Grazioli hanno fatto il giro del mondo. Come è possibile che tutto ciò non abbia subito un freno? A quale istinto profondo del Paese dobbiamo fare riferimento per arrivare a capire di che cosa veramente si parla quando si parla del sesso del signor B? In ogni casa, ogni santa sera che Dio ha mandato in terra, non si è fatto altro che ficcarsi nel letto di B. e delle sue escort. Ora, una cosa è pretendere che un capo di governo non menta al paese, che non usi il suo potere per abusare del corpo femminile, altra è cadere nell’ossessione di un Berlusconi sempre attivo e sempre funzionante. E’ evidente che il potere sessuale (e quindi il potere-potere) del signor B. viene amplificato all’ennesima potenza ad ogni dibattito pubblico o privato. Tutti abbiamo contribuito a farla funzionare, questa immagine di un capo di governo priapesco e famelico, attraverso una coazione linguistica che rivela, alla fine, una povertà d’immaginario. Come in una interminabile seduta da bar, ci siamo seduti davanti alla tv e ci siamo fatte grasse risate, non sapendo che anche il sarcasmo o l’indignazione costituivano, alla fine, una variazione comportamentale del compiacimento. Il fantoccio del signor B. gonfiato in maniera sproporzionata e folle non ci abbandonerà più. Come Padre Ubu, che teneva la propria Coscienza in valigia e le permetteva di uscire solo ogni tanto per farsi dare qualche consiglio che poi regolarmente non seguiva (“Coscienza mia, dove siete? Controventraglia, mi davate dei buoni consigli. Faremo penitenza e restituiremo fra le nostre mani qualche briciola di ciò che abbiamo preso. Non decervelleremo più”), il signor B può permettersi di vivere una vita senza psiche, e quindi senza vero corpo (perché la psiche, a differenza dell’anima, il corpo ce lo deve avere per forza). In questo senso, ci appare come una stupefacente macchina avanguardistica che, anche quando lui, Silvio Berlusconi, non ci sarà più, continuerà ad esistere, ossigenata e spolverata da una schiera di adepti riuniti nei sottoscala del nostro immaginario, là dove convivono allegramente Pierino e la maestra tettona, i mostri e i nuovi mostri di Risi, la maschera di Sordi, il bestiale senso degli affari, una politica alternativa senza sangue e un salutare imperituro impudico irriverente e, per certi versi, catartico bisogno di prendere la vita come fosse un gioco.
(pubblicato su "Gli Altri" nl numero monografico del 13 agosto 2010 dedicato al post-berlusconismo)
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2 commenti:
Geniale e imp(i)etosa analisi.Foto a colori dei nostri tempi, talmente realcolor da risultare classica: b/n su rasa tabula di grigio. Complimenti!
Perfetta immagine del potere che svolge un cambiamento di coscienza, ne sviluppa le intrinseche potenzialità matorie sessuali come forma .
Un enorme fallo , gonfiato e stratega.
Un re Mida al contrario.
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