sabato 19 aprile 2008

Donna Bomba, i dodici minuti fatali di una kamikaze

Dodici minuti e trentasei secondi. Per chi vive in pace, con la convinzione che a quei minuti ne seguiranno altri fino a fare un giorno un mese un anno una vita intera, dodici minuti e trentasei secondi non sono niente: un lasso di tempo intermedio, un battito, un ponte tra un’azione e un’altra. Non bastano a prepararsi prima di uscire, non esauriscono il senso di una conversazione, insufficienti a capire il tono di un libro che si è appena iniziato. La spesa in dodici minuti e trentasei secondi non la fai, neanche se vivi da solo. Tutt’al più, puoi prendere un appuntamento, mandare una email (anche due) e forse leggere un articolo, ma dipende che articolo.
E’ quando sei vicino alla morte che ti accorgi del tempo. E allora dodici minuti e trentasei secondi possono diventare una gigantesca ragnatela che avvolge un corpo destinato ad andarsene. E lì, in quel minuscolo spazio di tempo, che cominci a fare le domande importanti, ad immaginare come sarebbe potuta essere quella vita che non vivrai, rivedendo la vita così com’è stata, nell’accelerazione dei ricordi. In quel dannato impercettibile vento di guerra, chiedi l’amore anche se hai scelto l’odio (o qualcuno lo ha fatto al posto tuo). Ma ormai non c’è più tempo. E’ tutto deciso, programmato, cronometrato. Il tuo corpo è pronto per schiantarsi in mille pezzi: otto chilogrammi di plastico esplosivo, due chilogrammi di cavi di ferro, un metro di filo in due colori, la batteria e il detonatore, tutto questo in cinquanta leggeri chili di donna. “Donna-Bomba”. Il testo di Ivana Sajko, 32 anni, una delle menti più fertili della nuova generazione di scrittrici e artiste croate, interpretato dalla bravissima Chiara Tomarelli, si costruisce tutto intorno a quei fatali dodici minuti e trentasei secondi che una giovane kamikaze ha davanti a sé prima di farsi scoppiare nel mezzo della folla. L’obiettivo è un non bene identificato politico che gira sotto scorta, “un signore vip benefattore e bastardo” i cui movimenti la donna destinata a farsi esplodere spia da tempo. Persino a Parigi l’ha seguito, e ha guardato con i suoi occhi la Monna Lisa che all’uomo sembrava quasi viva e forse un po’ deludente, di certo scioccante: “come se le donne morte fossero più belle di quelle vive” commenta lei, ma senza dire niente, se non nella sua testa. Chi ha mai detto niente? Una donna bomba non ha mai la possibilità di dire niente: “Il reclutamento delle donne nelle unità suicide spesso si compie sotto coercizione, ossia con il ricatto. Sia che siano state sedotte, violentate o solo sospettate di promiscuità e di relazione extraconiugali, vengono obbligate ad azioni suicide come gesto di riabilitazione sociale e di restituzione dell’onore ai loro familiari” dice Ivana Sajko ad un certo punto del testo, citando fonti che ha a lungo interrogato.
Proprio perché non ha mai detto niente, quei dodici minuti e trentasei secondi diventano per lei un campo di battaglia dove ci sono già morti e feriti prima ancora che si vedano i corpi sanguinanti per strada, poco prima che i tg del mondo si scaraventino sul posto per dare con esagitata indifferenza l’ennesima notizia di un attacco kamikaze in qualche parte dannata del mondo per fortuna lontana da casa nostra. In quel rapido movimento del tempo senza scampo, la donna ingaggia un combattimento sfinente con se stessa, nel corso del quale il suo corpo imbottito di tritolo subisce l’assalto della mente che insinua il dubbio mentre si prepara all’azione.
La drammaturgia, netta, accurata, delle luci (la regia è firmata dalla stessa attrice e da Veronica Cruciani) è tutto quello che Chiara Tomarelli ha a disposizione per veicolare da dentro, senza nessuna incertezza sentimentale, la tragedia della donna bomba, disponendo sul tavolo anatomico di una scena di guerra – guerra sociale, religiosa, privata – la tragedia della sopraffazione e della violenza. La donna non si dichiara vittima (se così fosse l’azione scenica verrebbe annullata). Ma è dalle pieghe del suo discorso innervato di immagini animali - maiali e cani maciullati espressione di un bestiario tutto umano, che lo spettatore è costretto a ragionare, e a sentire.
Fare questa particolare esperienza del tempo a cui ci costringono Ivana Sajko e Chiara Tomarelli è una cosa precisa; ci aiuta a capire che questa storia è anche nostra. In dodici minuti e trantasei secondi si può fare molto. Ogni giorno si può intervenire, scegliere, agire, smettendola una buona volta e per sempre di sentirci immortali e al sicuro.
“Donna-Bomba” è in scena fino al 6 aprile al Teatro Lo Spazio di via Locri, a Roma.

Pubblicato su Liberazione il 5 Aprile

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